Paolo Amadori Pillola 3

Paolo Amadori racconta: La cucina italiana in Italia

Paolo Amadori racconta:

Cucina italiana in Italia.

Alla scoperta della nostra magnifica semplicità.

Paolo Amadori apre il grandangolo e fotografa una ricca e sorprendente panoramica sulla cucina italiana: spostando il fuoco a campione sulla sua storia, le sue tradizioni e le sue contaminazioni.

Perché la cucina è una cosa normale!

Prima di tutto un invito: torniamo alla normalità, perché la cucina è una cosa normale!

In futuro non voglio cucinare così tanto, perché la nostra cucina ha una bellezza e una grandezza che sono date dalla normalità dei suoi prodotti, dalla meravigliosa gestualità nel fare e presentare ogni cosa, dall’amore, dalla devozione, dalla ritualità delle persone più semplici riunite a tavola e dall’assoluta eleganza delle preparazioni più nobili e aristocratiche.

“Sta di fatto che trovare un grande grissino, un grande prosciutto, metterli insieme e mangiarli è semplicemente… una goduria!”

Questo dato non deve però trarre in inganno, perché per avere una vera padronanza della cucina italiana bisogna conoscere in maniera approfondita di che cosa si tratta. Anzi l’unico modo per conoscere la cucina italiana è viverla e averne dentro tutto il corredo.

Significa parlare di forte territorialità e quindi sezionare l’Italia in regioni, ma non basta: le regioni racchiudono linguaggi differenti e così, ogni più piccolo borgo può essere portatore sano di una specialità autentica, unica, irripetibile e inestimabile.

Questo è ciò che succede da noi e che probabilmente rende il nostro Paese imparagonabile a tutto il resto del mondo.

Così come lo è da un punto di vista storico artistico: in Italia ogni millennio e ogni secolo hanno lasciato qualcosa di fondamentale in ogni angolo. L’Italia è un inesauribile contenitore di bellezza e di bontà.

Sento spesso parlare cuochi in giro per il mondo che tirano in ballo la mamma, la zia e la nonna, ma non è attraverso i “segreti” di famiglia o casi limite, che possiamo cercare di tracciare le coordinate di un’ eredità culinaria così antica, semplice e, allo stesso tempo, di una complessità culturale sorprendente che ha a che fare con tutto ciò che è avvenuto nel Mediterraneo.

Un discorso sulla cucina italiana non si fa neanche sulle ricette che – paradossalmente – rischiano di essere il più grande limite di un cuoco, ma su quattro aspetti precisi che confluiscono in un impulso creativo suffragato da metodo, padronanza e genetica:

Sono profondamente convinto che un cuoco professionista non possa prescindere da questi quattro principi:

  1.     Conoscenza culturale (storia, costumi e geografia);
  2.     Conoscenza accurata delle materie prime;
  3.     Conoscenza tecnica e tecnologica;
  4.     Applicazione pratica delle conoscenze.

Questo è il discorso tecnico, culturalmente l’elemento che riassume e sintetizza l’italianità è la pasta in ogni suo formato e in ogni sua declinazione.

Iniziare a discutere sui format(i) di pasta conosciuti è un’impresa troppo smodata per poter essere trattata in questo singolo format.

“La madre che ha generato la grande italianità in cucina comunque è la pasta!”